La letteratura italiana nel mondo. Nuove prospettive
Descrizione
La condizione sociale e politica, psicologica, emotiva e soprattutto linguistica di chi si trova a vivere, lavorare e operare in un paese lontano dal proprio luogo di origine, diverso per tradizioni, cultura, lingua e costume, viene qui esplorata in tutti i suoi risvolti da un gruppo di studiosi esperti in materia di letteratura ed emigrazione, provenienti da diverse parti del mondo, dall’Australia al Brasile, al Canada, al Belgio, Germania, Croazia, Stati Uniti, luoghi in cui la civiltà italiana ha dato contributi di grande importanza in tutti i settori delle attività umane. Le problematiche espressive di chi si trova a vivere tra due, a volte anche tre o più codici linguistici diversi e le situazioni anche conflittuali da affrontare nel quotidiano incontro con l’alterità culturale dominante, sono al centro dell’attenzione di questi saggi che offrono al lettore informazioni, valutazioni, riflessioni utili per fare il punto sulla situazione letteraria dell’italiano nel mondo.
Additional Information
Formato | 17 x 24 cm |
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Commenti e Critica
Il Sole 24 ore
Filippo la Porta – 13 marzo 2016
Lo scrittore fuori sede
Leggendo La letteratura nel mondo. Nuove prospettive (a cura di Luigi Bonaffini e Joseph Perricone ho provato un senso di frustrazione. Già mi sento largamente inadempiente – nella mia attività di critico “militante” – verso la narrativa italiana contemporanea, che ha ormai assunto dimensioni pletoriche (ogni giorno escono oltre venti titoli…). Ma ora scopro, da questo documentatissimo volume (atti di un recente convegno internazionale a Orvieto) che fuori d’Italia esiste un’altra Italia – dispersa, un po’ nascosta – che ha più o meno gli stessi abitanti (si tratta di emigrati e italodiscendenti), e che naturalmente scrive tantissimo! Seguire anche solo decentemente la sua sterminata produzione è un’impresa che va oltre l’umano: occorrerebbe un software assai sofisticato della critica…Ma proviamo a fare alcune riflessioni generali soffermandoci solo su alcuni dei contributi qui raccolti.
La Grande Migrazione degli ultimi decenni ci obbliga a ridefinire non solo i concetti di identità, nazione e cittadinanza – identità multipla e meticcia, cittadinanza doppia e tripla, transnazionalità – ma anche il canone letterario. In particolare Martino Marazzi polemizza con una storiografia antiquata, orientata in senso storicistico e angustamente nazionale, e invita gli studiosi a raccogliere la sfida dell’emigrazione, di una diaspora culturale fatta non di percorsi lineari ma di faglie, scarti, fratture. Ricostruendo poi la vicenda della rima «fratelli/ribelli», da Giovanni Tosti (per le Cinque Giornate di Milano) a Pascoli e a testi anarchici dell’emigrazione, ritrova un immaginario condiviso e transnazionale. Anche Sebastiano Martelli ragionando su tre film non realizzati ripercorre il fil rouge dell’anarchia dentro l’emigrazione oltreoceano, seguendo una sceneggiatura scritta da Pratolini e Fernando Birri. E qui interviene una considerazione che potrebbe limitare quel senso di frustrazione cui accennavo. Osserva Perricone che la esperienza italiana dell’emigrazione – la nostra grande epopea collettiva postrisorgimentale – stranamente non ha prodotto capolavori letterari ma solo pagine sparse (Sull’oceano di De Amicis, qualcosa in Verga, Capuana, Pirandello…). E così anche le migrazioni recenti – da e verso il nostro paese – hanno alimentato una letteratura ricca di potenzialità però ancora incerta, frammentata, qualitativamente non del tutto risolta. È vero che oggi «una mentalità disposta a concepire l’esistenza di soggettività umane non più radicate in una sola lingua, cultura, milieu nazionale»(Franca Sinopoli) schiude nuovi orizzonti letterari. Ma questo sommovimento tellurico della geopolitica risulta forse più interessante da un punto di vista antropologico che davvero persuasivo sul piano dei risultati formali. Alla superfetazione teorica di una saggistica che indugia volentieri su attraversamenti, crocevia, translinguismi, non sembra corrispondere una produzione letteraria altrettanto rilevante. Anche se, aggiungo prudentemente, ciò potrebbe dipendere a un nostro limite di informazione: dopo la preziosa antologia bilingue di poesia italiana nel mondo – Poets of Italian Diaspora – di Bonaffini e Perricone, attendiamo con ansia quella della prosa.
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