Una volta un ricco contadino fu avvertito che alcuni briganti s’aggiravano nei dintorni e che prima o poi sarebbero capitati dalle parti di casa sua. Quei banditi erano terribili, rubavano ogni cosa e uccidevano chiunque li affrontasse.
«Dio mio, come farò a fermarli?» ripeteva spesso il ricco uomo di campagna, che temeva per la sua casa, per le sue bestie e per la sua famiglia.
Alcuni giorni dopo, un vecchio del paese, da tutti chiamato zio Fagiolino, perché era piccolo piccolo come un fagiolo, si presentò a casa del ricco contadino e disse:
«Non preoccuparti dei briganti, ci sono qua io!»
L’uomo lo guardò stupito. Fagiolino era minuto, vecchio e malandato, e non si riusciva proprio a capire come avrebbe potuto fermare i briganti.
«Ma cosa vuoi fare tu?!» disse il contadino. «Sei un povero vecchio che non ha la forza d’alzare neanche un dito».
«Dammi fiducia», replicò lo zietto. «L’unica cosa di cui ho bisogno sono alcune ricotte».
E fu talmente convincente che il contadino ordinò ai suoi garzoni di preparare le ricotte.
Il giorno dopo, zio Fagiolino prese le ricotte e le poggiò sulla terra d’un vicino campo sassoso. Poi attese che giungessero i briganti. Quelli non si fecero aspettare e si presentarono con delle facce tanto cattive da far tremare chiunque. Ma zio Fagiolino non ebbe paura ed andò loro incontro spavaldo.
«Fermatevi! Cosa cercate qui? Se non ve ne andate subito vi spremo e vi frantumo tutti come le pietre di quel campo», disse loro indicando il terreno sassoso in cui aveva sistemato le ricotte.
I briganti si fecero una risata, ma il vecchietto andò nel campo, afferrò un paio di ricotte (che sembravano davvero grosse pietre bianche) e le spappolò sotto gli occhi increduli dei briganti.
«Madonna santa!» esclamò il capo dei banditi. «Sarà anche piccoletto e vecchio costui, ma ha una forza spaventosa. È meglio andar via!»
E tornarono da dove erano venuti.
Il ricco contadino ringraziò Fagiolino e gli diede una grossa ricompensa.
Dopo qualche tempo, il capo dei briganti mandò alcuni suoi uomini a chiamare quel vecchietto che aveva dimostrato tanto vigore.
«Sei molto forte. Perché non ti unisci a noi?» gli disse il capo.
«Non posso!» rispose. «Non mi va d’essere comandato da te. Io sono il più forte e debbo essere il capo».
«Bene, se rimani con noi ti cedo il comando», replicò il brigante.
E così fu.
Divenuto nuovo capo, il vecchietto chiese quali fossero i problemi della banda.
«La cosa più brutta per noi», disse uno, «è che in questo covo non c’è acqua e ogni volta dobbiamo andarla a prendere ad un fiume lontano due chilometri. È una vera seccatura».
“Questa è l’occasione per far credere che sono ancora più forte di quanto essi pensino!” considerò zio Fagiolino.
«Non preoccupatevi!» disse poi ai briganti. «Ora ci sono io. Datemi una pala ed un piccone e vedrete che con la mia forza sposterò il corso del fiume e lo farò scorrere davanti al nostro covo. Però, vi avverto che dovrò sconvolgere tutta la terra qui intorno. Sarà un vero cataclisma e solo i più forti sopravviveranno.»
“Per la miseria, che potenza deve avere costui”, pensarono i briganti. Ed ebbero paura che con la sua forza il vecchietto potesse causare un terremoto che li avrebbe uccisi tutti; così vollero fargli cambiare idea.
«Dopotutto non è un grande fastidio andare a prendere l’acqua al fiume», dissero. «Faremo a turno e la cosa non ci peserà troppo».
«Se lo preferite», rispose zio Fagiolino, «posso benissimo lasciare il fiume dov’è». E se la rideva sotto i baffi pensando a quanto fossero creduloni quei delinquenti.
Trascorsero alcuni mesi e la banda dei briganti sembrava non dover più agire. Infatti, da quando Fagiolino aveva preso il comando, non aveva mai ordinato d’uscire a far razzie, ruberie, stragi.
I giorni passavano tranquillamente, senza far niente. Quella non era certo vita da briganti!
Così il precedente capo cominciò a credere d’aver fatto male a lasciare la guida del gruppo a zio Fagiolino. E un pomeriggio che il vecchietto faceva un pisolino sotto un albero, chiamò i suoi compari e disse loro:
«Dobbiamo sbarazzarci di questo tizio. Sarà anche forte e coraggioso, ma da quando c’è lui non abbiamo più sparato un solo colpo di fucile».
«Hai ragione», risposero gli altri banditi. «Ma come si può fare? Questo ha una forza tale che ci può spazzare via come fuscelli se solo lo facciamo arrabbiare».
«Dobbiamo coglierlo nel sonno», disse il capo. «Stanotte, mentre dorme, lo prenderemo a schioppettate nel letto».
Giunse la sera e i banditi aspettavano che il vecchietto andasse a letto.
«Non vai a riposare?» gli chiese uno.
«Adesso vado, adesso vado», rispose lo zietto.
Passò una mezzoretta e di nuovo uno dei briganti chiese a Fagiolino:
«Non vai a dormire?»
«Adesso vado, adesso vado», replicò il vecchietto, che cominciò a sospettare qualcosa.
“Questi delinquenti mi vogliono mandare subito a letto. Sicuramente hanno in animo di giocarmi qualche brutto tiro”, pensò Fagiolino. “Dovrò stare attento, stanotte”.
Dopo un po’, decise finalmente d’andare a letto. Ma invece di coricarsi, mise sotto le coperte un tronco d’albero e si nascose dietro un armadio. Poi arrivarono i briganti e, credendolo addormentato, spararono sul letto centinaia di fucilate. Quindi andarono via, convinti d’aver ucciso il vecchietto.
Grande fu la loro meraviglia quando, al mattino, videro zio Fagiolino uscire vivo dalla sua stanza.
«Cari compari», disse il vecchio, «dovete cambiarmi il letto. Stanotte sono stato punzecchiato da centinaia di pulci».
Quelle parole procurarono nei briganti una tale fifa che essi scapparono lontano e non si fecero più vedere da quelle parti.